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#90 – Produzione cinese significa per forza bassa qualità?

Una parte importante delle battaglie che quotidianamente siamo chiamati a sostenere per ritagliarci la nostra quota di mercato vertono sul prezzo. Prima di qualsiasi altro argomento si deve discutere del prezzo, che orienta in modo determinante la scelta del partner che andremo a proporre. Ma è sostenibile l’idea secondo la quale “se spendi di più risparmi di più”?

La risposta al quesito sopraesposto non è così scontata. Possiamo vederla sotto diversi punti di vista ma in linea di massima resta molto diffuso lo stereotipo secondo il quale un prodotto economico è un prodotto a bassa qualità. Su questo concetto avevo già fatto una precisazione invitando a considerare la differenza tra qualità e prestazioni. Credo però sia corretto anche approfondire meglio questo concetto. 

I prodotti scarsi esistono, nessuno lo nega, e non sempre sono i più economici. A volte può succedere che anche un costruttore esperto ed affermato metta sul mercato un prodotto che non è in linea con la sua reputazione. Devo ammettere che tre anni fa è capitato anche a me, tra l’altro con un produttore europeo. Non parlo di un lotto di produzione fallato o di un prodotto utilizzato su un’applicazione sbagliata, ma di un prodotto di bassa qualità che interveniva oltre i 10°C sopra la soglia d’intervento dichiarata. Il cliente se n’è accorto quasi subito, noi siamo intervenuti tempestivamente, senza nasconderci e riconoscendo l’errore ed essendo, sia noi che il nostro cliente, persone e Società corrette e leali abbiamo trovato una soluzione ragionevole e i rapporti commerciali tra di noi sono tuttora in essere.

Non si può dire lo stesso del produttore che ha sempre negato qualsiasi problema di qualità. Questo fino a che non mi sono attrezzato per eseguire i test in azienda e, dati alla mano, ho dimostrato la scarsità del prodotto. Mi sono poi mosso per vie legali per poter avere un rimborso di quelli che erano stati i miei costi e i miei danni.

Non serve dirlo, con simili persone non intratteniamo più alcun tipo di rapporto. Ma voglio ripeterlo, il produttore era (e lo è tuttora) europeo e il prodotto non economico.

Per contro, poiché il nostro business è su scala mondiale, lavoriamo anche con numerosi partner asiatici e soprattutto cinesi.

Fino a qualche anno fa la reputazione dei produttori del Far East non era delle più quotate. Col tempo però si sono affermati non solo grazie ai loro prezzi, non più aggressivi come prima ma sempre molto competitivi, ma anche grazie a uno standard qualitativo che ha raggiunto i livelli europei che nella maggior parte dei casi (almeno tra i nostri partner) è garantito da una produzione automatizzata al 100%.

Ma il punto non è questo. Il costo di un prodotto dipende molto dal luogo in cui esso viene fabbricato, e in modo particolare del costo del lavoro, dalla pressione fiscale, dalle politiche industriali perseguite dai governi locali e di conseguenza dal costo che le materie prime possono raggiungere in quel luogo e in quel momento. Senza scordare poi che il costo base è stabilito dalle principali borse internazionali.

Un quadro simile ci fa facilmente capire che alcune aree possano essere più avvantaggiate rispetto ad altre. Quindi è normale che tutto quel business che richiede bassi costi, o bassi prezzi, si orienti in quella direzione. Ma non dobbiamo farci ingannare, perché da queste zone non arrivano solo prodotti a basso costo. Questo è il motivo per cui collaboriamo con molti partner cinesi, perché in molti si sono specializzati in particolari settori e hanno messo sul mercato prodotti speciali, con prestazioni molto particolari.

Vi cito solo tre esempi di protettori termici:

cinese

BW-B2D e BW-A1D: sono due tipi di protettori termici che lavorano a 5A e 250V, dai 50°C ai 150°C. I primi hanno il corpo plastico, e i secondi metallico. Le prestazioni sono medio-alte. Si tratta di un buon protettore per motori elettrici, trasformatori, pompe e resistenze. Il produttore è molto flessibile, sia sulle quantità che su esecuzioni particolari. Ad esempio, qualche tempo fa, è stata realizzata una richiesta di avere il cavo da 4000 mm.

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KW-3B e KW-1T: anche in questo caso abbiamo due tipi di protettori termici che lavorano a 5A 250V, dai 50°C ai 150°C, i primi plastici e i secondi metallici. Una grande peculiarità li differenzia dai modelli precedenti poiché sono certificati EN 60079-15: 2017 per la normativa antiscintilla. Questa è una caratteristica piuttosto rara perfino tra i produttori europei.

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KW-C2 e KW-A1: apparentemente potrebbero sembrare dei cloni dei primi due modelli, infatti sono prodotti sia nella versione plastica (C2) che in quella metallica (A1), lavorano a 5A per 250V ma la loro peculiarità è nel ventaglio delle temperature di intervento perché se da un lato questi codici garantiscono interventi tra i 50°C e i 150°C, a differenza dei primi due possono intervenire anche al di sotto dei 50°C fino addirittura a 0°C certificati TUV CB. Praticamente possono agire come protettori termici antigelo e questo risultato non è stato raggiunto fino ad oggi da nessun produttore europeo.

In conclusione, il messaggio che intendo trasmettere è che la Cina è grande, è un universo, si può trovare tutto e di tutto e ci sono centinaia di produttori di protettori termici ma con diversi livelli di qualità e, come in una piramide, alla base avremo i produttori con scarsa qualità e al culmine avremo quelli con qualità eccellenti.

Come fare a trovare quelli giusti affidabili e soprattutto idonei alle nostre esigenze? Affidandovi a chi svolge questo mestiere da anni.