#38 – Temperatura ambiente
Oggi riparto da un concetto anticipato qualche tempo fa. Nell’articolo “Tempo e temperatura, l’importanza della posizione“ abbiamo visto come la posizione del termostato e la relativa distanza dalla fonte di calore, possano determinare un intervento anticipato o ritardato, e di come la discriminante sia esclusivamente la temperatura che il bimetallo sente nel punto in cui si trova il termostato.
Nel momento in cui viene generato del calore, questo si espande ovunque ma la temperatura non sarà ugualmente distribuita e man mano ci si allontanerà dalla fonte essa andrà a diminuire.
Per i termostati bimetallici, ma anche per i protettori termici o i termostati a bulbo, oltre alla temperatura d’intervento e a quella di ripristino, bisogna tenere in considerazione la temperatura ambiente. Si tratta, come dice la parola, della temperatura che viene registrata nell’ambiente in cui il termostato opera. In una normale condizione di lavoro il dispositivo è posizionato nel punto in cui deve essere letta la temperatura, la parte sensibile è a contatto con il punto che deve essere monitorato e quando si raggiunge la temperatura critica il bimetallo si deforma e provoca l’apertura dei contatti. In queste condizioni la temperatura ambiente sarà sempre inferiore a quella d’intervento, come mostra il disegno nella Fig.1.
Temperatura ambiente: il Tmax
A livello costruttivo però avviene l’esatto opposto: la temperatura ambiente è superiore a quella di intervento e questo perché nel momento in cui si aprono i contatti, se la temperatura stava aumentando in modo repentino, questa, per un breve periodo di tempo, continuerà a farlo, anche dopo l’intervento del termostato per via della forza d’inerzia (riprenderemo questo concetto più avanti). Quello che si deve evitare è che un’esposizione troppo lunga a una temperatura alta possa danneggiare il termostato, compromettendone il funzionamento.
In circostanze più rare, e in presenza di gravi anomalie, può succedere che la temperatura ambiente sia più elevata di quella che si può rilevare nel punto di contatto tra termostato (o protettore) e superficie da controllare, come indicativamente si può notare nella seconda figura (Fig. 2). In questo caso è importante che il corpo del dispositivo sia in grado di sostenere questa prova.
La temperatura ambiente ha sempre un limite massimo oltre il quale non è consentito andare, ed è rappresentato dalla “Tmax”, la temperatura massima alla quale un dispositivo, termostato o protettore che sia, può resistere senza subire danni, e questa varia da prodotto a prodotto.
Nella seguente tabella potete avere un esempio delle diverse massime temperature sopportabili da alcuni dei nostri prodotti.
- BW-A1D – 150°C
- BW-B2D – 150°C
- AM03 – 150°C – 230°C per 1 minuto
- AM01 – 150°C – 230°C per 1 minuto
- KW-3B – 180°C
- Serie C – 180°C per intervento fino a 180°C, come omologazioni
- TK24 / TK32 – 175°C
- TK24 / TK32 – B1C (corpo ceramico) –200°C
- TK24 HT – 425°C
Esiste un’eccezione a quanto detto fin qui, ed è per i termostati a bulbo. Come abbiamo visto di recente questo tipo di dispositivo è composto da sensore, capillare e corpo del termostato. Il corpo viene installato in una posizione diversa da quella del sensore, pertanto lavoreranno in due diversi ambienti e avranno limiti diversi.
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