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#128 Ossidazione dei contatti

La presenza di piccole particelle di acqua all’interno di un motore, dovuta a infiltrazioni, condensa o umidità, può causare gravissimi danni sia al motore che a parti di esso, compresi i suoi componenti. Uno di questi è il protettore termico. Ma cosa succede se i contatti della termica si ossidano? E quali possono essere le soluzioni?

L’ossidazione è una reazione chimica, non sempre prevedibile, che colpisce metalli come il rame o l’argento, causata dal contatto del metallo con l’ossigeno presente nell’aria e con altre sostanze ossidanti.

Le conseguenze del processo di ossidazione variano a seconda del metallo. Nel caso dell’argento, contenuto nei contatti elettrici dei protettori termici e dei termostati, si forma uno strato di ossido d’argento sulla superficie, chiamato “patina”. Il rame invece si ricopre di una sottile pellicola di ossido rameoso (Cu2O) per trasformarsi in breve, per azione dell’anidride carbonica, in una patina verdastra. L’ossidazione del ferro invece crea la ruggine.

I contatti di un termostato bimetallico o di un protettore termico sono quella parte del componente che, a seguito della piegatura della lamina di bimetallo, causata dal diverso coefficiente di dilatazione dei metalli che la compongono, possono aprire o chiudere un circuito. La distanza tra un contatto e l’altro quando il circuito è aperto è veramente piccola e può variare a seconda delle dimensioni del componente. Sarà infinitesimale nei micro-protettori termici e maggiore nei termostati bimetallici ma, in linea di massima, inferiore al millimetro.

In spazi così piccoli può bastare che un granello di polvere vada a incastrarsi tra i contatti aperti per dare continuità e chiudere il circuito.

L’ossidazione si può avere nel momento in cui particelle di umidità, di polvere o semplice sporco entrano in contatto con alcuni metalli. Ciò mette a rischio il funzionamento dell’apparecchio. Per questo motivo, se il motore dovrà lavorare in un ambiente particolarmente esposto a questo rischio sarà raccomandabile utilizzare delle scaldiglie anticondensa.

Ma non è necessario che un dispositivo di sicurezza termica sia installato perché subisca l’ossidazione dei contatti. Infatti, potrebbe tranquillamente accadere durante il trasporto o lo stoccaggio, prima della sua applicazione finale.

A questo punto, che conseguenze potrebbe portare l’ossidazione dei contatti?

ossidazione

termostati bimetallici, i termostati regolabili e i termostati in aria sono i modelli più esposti a questo fenomeno perché poco o per nulla protetti. Al contrario, i protettori termici, soprattutto se adatti all’impregnazione sottovuoto hanno meno probabilità di subire questo processo.

Fermo restando che le possibilità di ossidazione dei contatti sono tutto sommato molto rare, proviamo a vedere in cosa consiste e come sia possibile risolvere o contenere il problema e i suoi effetti collaterali.

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Nel disegno qui sopra abbiamo preso ad esempio un protettore termico, e schematizzato all’ennesima potenza il suo contatto interno.

Tra i due contatti è possibile vedere un principio di ossidazione (fig.1), e successivamente vediamo come il passaggio di corrente venga ostacolato da tale presenza (fig.2). A questo punto possiamo andare incontro a due diverse problematiche:

Con correnti e tensioni (mA e mV) basse, l’ossido crea un isolamento tra i contatti, facendo risultare lo stesso sempre aperto. Per ovviare a questo, su particolari applicazioni, vengono richiesti i contatti in oro.

Al contrario, in presenza di correnti e tensioni più alte, ad esempio 1A 230Vac, l’ossidazione crea un surriscaldamento dei contatti con possibile fusione degli stessi. Ciò può dar luogo al cosiddetto fenomeno del contatto incollato.

Quest’ultima condizione potrebbe essere verificata usando un tester e misurando il valore di resistenza sui contatti che, ad esempio, per i C1 dovrebbe essere inferiore ai 150 mΩ e per i C4 inferiore ai 50 mΩ. Una resistenza maggiore a tali parametri indicherebbe un potenziale problema di ossidazione, ma nel momento in cui vi fosse un passaggio di corrente tra i contatti, questo faciliterebbe un processo di pulizia, risolvendo all’origine il problema e scongiurando così eventuali possibilità di malfunzionamenti o anomalie (Fig.3).

Qualora il valore della resistenza a freddo fosse esageratamente alto, o comunque tale da non concedere il minimo passaggio di corrente, potrebbe essersi compromesso il dispositivo ed è suggeribile sostituirlo o, meglio ancora, farlo esaminare dall’ufficio tecnico dei produttori. 

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