#77 – Protezioni per pompe a vibrazione
Oggi voglio provare a tracciare una breve storia dell’evoluzione delle macchine per caffè da bar, dalle origini all’introduzione delle pompe a vibrazione, dette anche a solenoidi. Tratterò poi i diversi tipi di dispositivi che possono essere usati per proteggerle dai possibili danni di un surriscaldamento.
La prima macchina, definita per caffè istantaneo, venne inventata dal torinese Angelo Moriondo (1851 – 1914). Moriondo presentò la sua invenzione all’Expo Generale di Torino del 1884. Non si trattava del caffè espresso che conosciamo oggi…la tempistica per crearlo era più lenta e differiva per sapore (amaro), corposità (era poco consistente) e per l’assenza della superficie cremosa. Si otteneva il caffè con il vapore creato ma in realtà questo processo lo portava a bruciarsi.
Nel 1938 Giovanni Achille Gaggia (1895 – 1961)[1] perfezionò il brevetto di Antonio Cremonese (1892 – 1936), scomparso improvvisamente due anni prima e dalla cui vedova aveva acquistato il brevetto. Egli introdusse e brevettò un nuovo sistema definito a torchio, grazie al quale il caffè veniva aspirato da un vuoto d’aria e non si bruciava.
Nel 1947 Gaggia depositò un nuovo brevetto che introdusse un pistone. Il funzionamento “a torchio” fu sostituito da una leva che, pompando direttamente l’acqua sulla polvere di caffè a una pressione di 9-10 atmosfere, manteneva intatti gli aromi. Ciò permise di conservare il gusto e creare la tipica crema del caffè espresso.
Con le prime macchine da caffè espresso i baristi creavano la pressione manualmente tramite l’azione di una leva che pompava l’acqua dal serbatoio fino al caffè macinato e polverizzato e infine alla tazza. Col passare degli anni e l’evolversi delle tecnologie, questa pratica divenne una tecnica usata dagli amatori e dagli appassionati del caffè espresso.
La E-61 di Faema
La macchina a leva rimase comunque il riferimento per il caffè espresso fino al 1961 quando La Faema lanciò la E-61 (E come l’eclisse solare del 15 febbraio 1961 appunto). La macchina non si basava più su una pressione manuale ma traeva le sue atmosfere da una pompa elettrica. Questo rendeva il lavoro del barista molto più semplice e meno faticoso. Questo nuovo componente è l’elemento che spinge dal serbatoio l’acqua in pressione nella caldaia. Qui l’acqua raggiunge i 90°C, viene poi inviata al filtro e quindi alla tazzina. Il funzionamento di una pompa a vibrazione è legato alla simultanea azione di un solenoide e di un pistone, che movimentano il liquido.
La spinta del solenoide è dovuta alla corrente alternata che viene trasformata in impulsi elettromagnetici i quali, uniti a un meccanismo a molla, costituiscono gli elementi di potenza della pompa. Una volta attivato il solenoide, gli elettromagneti mandano oscillazioni unidirezionali che spingono il pistone azionando la pompa. Un sistema di molle muove il pistone e fa entrare l’acqua nella camera di contenimento.
Negli anni sono nati diversi produttori, prevalentemente italiani, di pompe a vibrazione, dette anche a solenoide. Poiché la vibrazione continua può portare a un surriscaldamento della pompa, sono state previste dai costruttori delle tasche, posizionate sulla parte alta della bobina, nelle quali spesso vengono alloggiati dei protettori termici, come il nostro AM03.
In alternativa, ma meno frequentemente, la pompa viene protetta da un termofusibile, come il nostro SW1.
Sono scelte che vengono concordate tra il produttore e il cliente finale trovando un punto d’incontro tra sicurezza e costi.
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