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#55 – Ripristino e temperatura ambiente

La scorsa settimana abbiamo visto la differenza tra “Ripristino” e “Differenziale” nei dispositivi bimetallici. Oggi invece vedremo come il “Ripristino” possa essere condizionato dalla temperatura ambiente.

Nell’articolo a riguardo, abbiamo spiegato che la “Temperatura ambiente” è la temperatura che viene registrata nell’ambiente in cui il termostato opera. 

Il “Ripristino” invece è la temperatura alla quale il dispositivo si resetta, chiudendo nuovamente i contatti, o riaprendoli, nel caso in cui la posizione iniziale dei contatti fosse normalmente aperta.

Come possono entrare in relazione questi due concetti?

Fondamentalmente ne abbiamo fatto cenno quando abbiamo parlato dei termostati antigelo. In quel caso, definito strano, il termostato interveniva a una temperatura inferiore a quella ambiente, ipotizzata intorno ai 20°C – 24°C. Qui invece voglio porre l’attenzione a quei casi in cui l’intervento avviene poco sopra la temperatura ambiente, perché il risultato potrebbe essere un dispositivo che interviene correttamente ma che poi non ripristina.

La questione della temperatura ambiente in alcuni componenti di R&D

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Pensiamo ad esempio a un termostato bimetallico che interviene a 30°C e si resetta a 15°C. Se l’ambiente in cui opera ha effettivamente una temperatura media di circa 22°C, sarà veramente difficile che riuscirà a ripristinarsi. I termostati però, soprattutto i nostri TK24, offrono una vastissima gamma di soluzioni su specifica richiesta del cliente e le applicazioni sono delle più svariate. Per questo motivo tutte le soluzioni di apertura e chiusura possono essere scelte. Deve essere il responsabile del progetto a fare le considerazioni migliori in base all’applicazione e alle caratteristiche tecniche del prodotto ma, non per ultima, anche alla temperatura ambiente.

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Leggermente diverso invece il funzionamento dei protettori termici. Questi offrono sicuramente una serie di soluzioni più limitate e sono meno performanti dei termostati bimetallici poiché hanno differenziali che mediamente sono di 30°C+/-15°C. In questo caso i reset sono normalmente standard e non è il responsabile tecnico a dover scegliere ma semplicemente prende atto dei valori e si adegua. Sono i produttori che intervengono, mettendo un limite minimo alla temperatura di reset. Nel caso, ad esempio, dei protettori TMC della serie C, che hanno una temperatura minima di intervento di 50°C, viene specificato un reset maggiore di 35°C. Lo stesso viene fatto per il modello KW (1T 3B), che ha una temperatura minima di intervento di 40°C e un reset non inferiore a 27°C.

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Esiste poi un nuovo protettore che stiamo introducendo e che è in grado di intervenire a 0°C e un reset superiore ai -15°C. Di questo parlerò in modo più approfondito in una delle prossime comunicazioni.

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