#79 – La sicurezza nelle coperte elettriche
Oggi esistono diversi tipi di termocoperte e nel tempo hanno trovato applicazioni molto diverse tra loro. La prima coperta elettrica viene attribuita al medico inventore americano Sidney I. Russell. Questi, nel 1912, brevettò un dispositivo per riscaldare le lenzuola che veniva posizionato sotto il materasso. L’invenzione venne perfezionata nel 1921 e adattata alla cura dei malati di tubercolosi. Avendo la necessità di vivere in ambienti con aria fresca, i malati potevano trovarsi nella situazione di dormire all’aperto, così la coperta elettrica consentiva ai convalescenti di respirare aria fresca mantenendo il corpo al caldo. Una scena simile la si vede anche nel film di Hayao Miyazaki del 2013 “Si alza il vento” nel quale Nahoko, la moglie del protagonista Jiro Horikoshi lotta contro la tubercolosi in un sanatorio in una località montana, dormendo su un lettino all’aperto e sotto una coperta, in quel caso di tipo tradizionale.
Ritornando al dottor Russell il suo progetto venne migliorato qualche anno dopo da George C. Crowley, un ingegnere laureato all’Università di Notre Dame e arruolato in Marina dove, durante la Seconda guerra mondiale, venne assegnato alla General Electric Company.
Nel 1936 Crowley inventò la prima coperta elettrica dotata del controllo di un termostato che accendeva e spegneva la coperta in funzione della temperatura ambiente. Il termostato poteva operare anche come dispositivo di sicurezza, interrompendo l’alimentazione se rilevava temperature anomale nella coperta. Successivamente vennero prodotte coperte dotate di più termostati cablati al loro interno.
Dalle tute riscaldate alle moderne termocoperte
Durante la sua esperienza alla General Electric, Crowley sviluppò una tuta da volo riscaldata elettricamente. Questo prodotto consentì ai piloti di volare al di sopra della contraerea senza congelarsi.
Queste ricerche consentirono a Crowley di migliorare e infine di industrializzare la produzione della coperta elettrica automatica e termoprotetta che fu brevettata, prodotta e venduta dalla General Electric a partire dal 1946.
La coperta elettrica, o coperta riscaldante, o termocoperta che dir si voglia, è composta, nella sua essenzialità, da un elemento riscaldante, o resistore, che si riscalda per effetto Joule e da un dispositivo di controllo della temperatura, il termostato.
Oggi questo sistema si è ampliato e ha raggiunto applicazioni diverse. Le termocoperte si dividono prevalentemente in due tipi. Uno viene posizionato tra il lenzuolo e il materasso, e agisce da scaldaletto. Un secondo sostituisce la tradizionale coperta ed è la coperta elettrica in senso stretto. Come si accennava, però, fin dagli anni Quaranta erano stati sviluppato dei giubbini militari termoriscaldati. Tuttora la produzione di questi indumenti è ancora in essere.
Infine negli ultimi trent’anni ha preso piede una nuova applicazione delle termocoperte che vengono impiegate anche come scaldapneumatici per moto, ovviamente in un’esecuzione sviluppata appositamente per questo impiego.
Il sistema però è sempre lo stesso indipendentemente dall’utilizzo finale che ne viene fatto. L’elemento riscaldante viene controllato o limitato da un termostato. Ma quali sono quelli più diffusi tra i diversi produttori di coperte elettriche?
Ovviamente è importante che sia compatto nella forma e per questo i produttori si orientano verso i protettori termici. Le temperature variano all’interno di un range medio basso compreso tra i 50°C e i 70°C (Serie C, KSD9700, CK99, CK01) per le termocoperte tradizionali, e tra gli 80°C e i 100°C (BW-A1D, BW-B2D) per gli scaldapneumatici. Per applicazioni più impegnative ci si orienta verso un protettore con un differenziale ristretto e possibilmente un alto numero di cicli, come ad esempio il V7AM, 100.000 cicli a 5A e 250V e un differenziale di 10°C.
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