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#42 – MCE: tempo di bilanci o di cambiamenti?

Da Martedì 28 giugno a Venerdì 1° luglio si è tenuta a Milano la 42a edizione della MCE – Mostra Convegno Expocomfort, alla quale abbiamo partecipato in qualità di espositori con un nostro stand.

Per R&D Components si è trattato di una buona esperienza. Ancora una volta i nuovi contatti sono stati prevalentemente esteri (vedi “Progetto Fuoco: falsa partenza e ottimo recupero”) con qualche interessante eccezione italiana. Se da un lato pensiamo che questo risultato sia dovuto a diversi fattori, sia mentali che tecnico-burocratici, dall’altro abbiamo la consapevolezza che dopo più di vent’anni di attività siamo diventati una realtà conosciuta ed affermata nel nostro Paese.

La gamma di R&D Components è estremamente vasta e questa ci aiuta ad attrarre l’interesse di molti clienti. Il principale prodotto è stato ovviamente il termostato bimetallico, sia TK24 che TK32. Più tiepido invece l’interesse per gli ultimi arrivati, i TK32OS. Si è confermata la forte richiesta di sonde NTC, in modo particolare quelle per riscaldamento. Sotto le aspettative l’interesse per i ROD thermostats, ma abbiamo intenzione di investire e di spingere maggiormente questo prodotto sui nostri mercati.

Nel suo complesso però la manifestazione non è partita bene. Come ormai di routine in tutte le fiere post Covid nelle quali abbiamo esposto o alle quali siamo giunti come visitatori, vi era in quasi tutti i padiglioni una superficie non inferiore al 10 – 15% del tutto vuota, chiusa e non raggiungibile. Questo ormai è diventata una costante. Ma quello che più è risultato evidente è stata la totale chiusura di due padiglioni del polo fieristico di Rho, a causa dell’assenza di alcuni grandi costruttori di caldaie che nelle passate edizioni acquistavano spazi da capogiro e che questa volta hanno deciso di disertare. Parlando con alcuni di loro, sono trapelati nuovi punti di vista che se venissero poi confermati porterebbero a un cambiamento importante nel futuro delle fiere. Mostra Convegno compresa.

La tesi che va per la maggiore è che è diventato sempre più difficile rientrare degli ingenti investimenti che una simile manifestazione richiede. Inoltre esistono iniziative mirate e alternative alla fiera che portano a risultati più convincenti. Qualcuno si è anche sbilanciato a dire che non sarebbero più tornati indietro.

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L’esempio della Domotechnica

Non è facile dire se questa sia nel breve futuro la scelta che andranno a fare le grosse Società. Devo dire che questa esperienza mi ha fatto tornare indietro di qualche anno, ricordando quanto successo a una delle più belle fiere che ci sia mai stata, la DONOTECHNICA di Colonia. Interamente dedicata al mondo degli elettrodomestici e chiamata anche la fiera degli italiani. La presenza sempre maggiore di produttori cinesi, con prodotti a basso costo e politiche sempre più aggressive e invadenti, aveva portato diversi grossi espositori a non rinnovare la loro partecipazione a partire dal 2006, e in modo più concreto nel 2008. Gli organizzatori cercarono di riparare trasferendo l’evento in Turchia, a Istanbul. Nel 2010 vi fu la prima edizione, alla quale R&D Components prese parte con THERMOREX (che allora si chiamava ANI Electronica), ma si trattò di un buco nell’acqua, anche a causa dell’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull, che bloccò i voli in tutta Europa lasciando a terra oltre 6 milioni di persone, per più di una settimana. Dopo quella edizione la DOMOTECHNICA non ebbe più luogo e il mondo degli elettrodomestici non ha più avuto una fiera di riferimento come quella.

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MCE: la particolare situazione dell’edizione 22

Tornando a MCE, mi sono posto la domanda di quale sia il suo futuro e se sia realmente arrivato il momento di tirare le somme e fare un bilancio più generico per valutare l’avvenire del mondo fieristico. Stando alle affermazioni dei clienti a cui facevo riferimento poc’anzi, sembrerebbe non esserci possibilità di ritorno. In qualsiasi caso userei un po’ di prudenza prima di arrivare a una conclusione così drastica.

Qualche attenuante è concessa. Innanzitutto continuiamo a muoverci nell’era Covid. Fino a tre mesi fa c’erano restrizioni tali che un’importante fetta della popolazione non avrebbe potuto avere accesso all’evento e questo generava anche insicurezza in chi avrebbe dovuto spostarsi da un Paese all’altro, e non sapremo quale sarà la situazione fra tre mesi. Serve tempo per organizzare e promuovere la partecipazione a una fiera, e gli investimenti sono enormi. Se nel breve periodo non vi è visibilità e non ci sono certezze, è meglio evitare passi falsi e diventa più conveniente mettersi in stand-by.

Inoltre devo dire che non ricordo, a memoria, di aver mai partecipato a una fiera a fine giugno – inizio luglio. Pure questo penso possa avere avuto il suo peso, anche perché per molte attività stagionali del mondo MCE questo è il periodo per iniziare a produrre e non per promuovere i prodotti.

Qualcuno ha detto che con i soldi che investi in una fiera vai tranquillamente a visitare tutti i clienti che vuoi, ti tratti bene, sei più incisivo e risparmi. Tutto vero, ma questo vale per i clienti che già conosci, con i quali sei in contatto, ma come fare per entrare in contatto con nuove realtà?

Oggi esistono diverse alternative social che sembrano essere molto valide ma che richiedono comunque l’intervento di personale qualificato, che non costa poco, e il fai-da-te è fortemente sconsigliato. Ma il contatto diretto che si crea in un faccia a faccia durante una fiera non è interamente sostituibile con altre soluzioni.

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MCE: quale futuro?

Secondo il mio punto di vista ci stiamo spostando su un diverso modo di intendere le fiere. Da un lato la partecipazione con eventi, ospiti, manifestazioni nella manifestazione non è più sostenibile, soprattutto in settori tecnici come il nostro. Dall’altro lato, la necessità di incontrarci in un contesto altamente qualificato e settoriale è più che mai un’esigenza viva nel nostro mercato. Forse bisognerebbe agevolare ed orientarsi verso una nuova concezione di fiera.

In realtà un percorso è già stato tracciato e qualcuno si sta già muovendo in quella direzione. Mi riferisco alla Società QUICKFAIRS, che organizza la COILTECH di Pordenone (“Verso la normalità, torniamo a esporre alla Coiltech”). La fiera è strettamente di settore, molto tecnica, e di scarso interesse per i curiosi casuali. La durata è di soli due giorni. Sono quelli e se uno è interessato si tiene libero. Non stressa l’espositore impegnandolo una settimana, magari comprendendo il week-end, con tutti i costi di vitto e alloggio che ne sono connessi. Il costo per lo stand è minimo e gli spazi sono uguali per tutti. La fiera ha cadenza annuale. Il risultato? Delle cinque fiere post-Covid alle quali abbiamo preso parte è l’unica ad essere ritornata ai livelli del 2019, con una grande affluenza e senza spazi non assegnati.

Riconvertirsi non sarà facile e, francamente, non credo nemmeno che sia una necessità impellente. Sarà però, nel corso dei prossimi anni, un percorso da tenere in seria considerazione.

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